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De profundis del Terzo polo

 

A suo tempo Il Commento Politico ebbe a giudicare  molto negativamente la decisione di Renzi e di Calenda di correre autonomamente nelle elezioni politiche del 2022.  Ritenemmo infatti che quella scelta avrebbe assicurato una vittoria della destra, come poi è avvenuto. Fu la presenza del cosiddetto Terzo polo ad assicurare la vittoria dello schieramento di destra nel Senato e la nascita del governo  Meloni.

E tuttavia quella posizione terza poteva avere un senso se essa rifletteva un giudizio radicalmente negativo sui due poli principali, come dissero in quella occasione e hanno continuato a ripetere fino a tempi recenti sia Renzi sia Calenda, allora uniti, poi ferocemente divisi, pur in sostanza collocati in maniera identica in quasi tutte le circostanze politiche.

In effetti, se si aspira a rappresentare una posizione terza rispetto a due poli giudicati incapaci di offrire una soluzione ai problemi e ai bisogni del Paese e se  si attende, come essi dicevano, che l’opinione pubblica comprenda l’inadeguatezza degli uni come degli altri, nella convinzione di poter aprire una terza prospettiva per l’Italia, allora una corsa autonoma - e l’indifferenza su chi fra i due poli tragga giovamento dall’esistenza di questa terza posizione - ha una sua logica politica. Ma questo presuppone e impone una collocazione terza in tutte le competizioni. Non può significare una collocazione opportunistica con il probabile vincitore, né una collocazione diversa da regione a regione, da luogo a luogo a seconda delle circostanze.

Tornando ai due, della deriva fondamentalmente a destra di Renzi non seguiamo qui il percorso, aspettiamo sviluppi. Quanto a Calenda, nel momento in cui nel giro di poche settimane Azione si colloca in posizione autonoma in Sardegna, in alleanza con il centrosinistra in Abruzzo e ora con la destra in Basilicata, la fisionomia di Azione come proposta politica autonoma e alternativa si sbiadisce fino a scomparire del tutto. Da indicazione di una terza strada fra i due poli dominanti, Azione diventa un’appendice opportunistica dell’uno o dell’altro polo. Perde di senso perfino la prospettiva delle elezioni europee che, essendo basate su un sistema proporzionale, incoraggiano la collocazione in una posizione autonoma.

Non possiamo parlare di una delusione perché non avevamo mai nutrito soverchie illusioni su questa battaglia che, a dire il vero, ci era sempre sembrata più personalistica che politica, nonostante i riferimenti al Partito d’Azione, al Partito Repubblicano e così via. Pensiamo, però, che molti di quelli che avevano aderito a questa posizione sentendo l’esigenza di una posizione politica che rappresentasse la riproposizione di queste antiche e solide culture, avranno ora l’occasione di un’ulteriore amara riflessione.


19 marzo 2024

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