Nelle dichiarazioni e nel comunicato di ieri della presidente del Consiglio, on. Meloni, a proposito del redditometro si assommano nell’ordine una figuraccia, una grave bugia e una cattiva abitudine.
La figuraccia è del tutto evidente: il governo non ha deciso di sospendere un provvedimento che meditava di prendere: ha deciso di sospendere – e vedremo come potrà farlo – un decreto ministeriale già pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana di tre giorni fa.
La grave bugia è quella contenuta in una dichiarazione della presidente del Consiglio che ha dichiarato: “Noi non vessiamo gli italiani”. Più correttamente avrebbe dovuto dire: “Noi non vessiamo gli evasori”, che è quello si fa privando l’amministrazione finanziaria degli strumenti per accertare il reddito degli evasori totali o parziali. La conseguenza di lasciare liberi gli evasori è che le categorie che ottemperano ai loro obblighi fiscali sono costrette a pagare di più per compensare l’evasione. Dunque per non vessare gli evasori, il governo vessa gli italiani che pagano le tasse.
La cattiva abitudine è quella di cercare di sottrarsi alla responsabilità politica scaricando le colpe sulla pubblica amministrazione. Per noi questo è l’aspetto di gran lunga più grave della vicenda. Come nel caso della conversazione à baton rompu con un sedicente presidente dell’Unione Africana, in cui la presidente del Consiglio ha addossato le colpe a un alto funzionario, così nella dichiarazione di ieri si parla di un provvedimento predisposto dagli uffici del Mef.
Il governo evidentemente pensa in questo modo di scaricare sui pubblici funzionari la responsabilità di un provvedimento che non si sente di sostenere, ma non si rende conto che in questo modo fa fare a un suo esponente la figura dello stupido e soprattutto che attribuisce alla pubblica amministrazione responsabilità che sono politiche.
E, tuttavia, c’è qualcosa in più da dire in questo caso che va oltre la figuraccia, la bugia e la cattiva abitudine. Ci sono le dimissioni necessarie del viceministro Leo. Noi non siamo mai corrivi nelle richiesta di dimissioni di esponenti del governo. Ma in questo caso c’è un provvedimento a firma del viceministro Leo già pubblicato in Gazzetta Ufficiale (20 maggio 2024 pp. 12 e seguenti). Per cancellare il quale serve un atto del governo che smentisce formalmente il provvedimento assunto dal viceministro. Questi non può restare al suo posto. Forse per lui sarebbe stato un gesto di dignità dare ieri le dimissioni, ma se non ha voluto farlo, resta il fatto che la sua permanenza nel governo è impossibile, una volta che il governo procederà a cancellare o ritirare un atto da lui firmato. A noi in questo caso le dimissioni sembrano inevitabili e ce ne dispiace personalmente, conoscendo il viceministro Leo. Ma non vediamo possibile soluzione diversa.
23 maggio 2024
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