Come abbiamo scritto ieri, il vero problema della conversazione della nostra Presidente del Consiglio con il finto Presidente dell’Unione Africana non è stabilire come ciò sia potuto avvenire, ma che cosa ha detto l’on. Meloni in quel colloquio.
Ieri l’on. Meloni, che evidentemente si rende conto che questo è il vero problema, ha cercato di deviare l’attenzione verso le carenze dei suoi collaboratori. Ma il punto rimane la frase da lei detta sulla stanchezza per la guerra in Ucraina. Si tratta di un giudizio del tutto improprio per il Capo del governo di un paese appartenente alla Nato e all’Unione Europea.
Si tratta di un errore, di una voce dal sen fuggita o era invece una volontaria indicazione a qualcuno che avrebbe potuto rendere nota ad altri questa posizione di una presa di distanza del governo italiano dalle posizioni più rigide sul sostegno all'Ucraina? Lo abbiamo chiesto ieri anche perché sappiamo che negli ambienti politici della destra l'on. Salvini non è il solo a non condividere una posizione troppo rigida.
Torniamo quindi a sollevare oggi il problema, anche perché l'on. Meloni ha accennato en passant alla questione nella conferenza stampa di ieri, liquidandola troppo semplicemente. Aggiungiamo ora un'altra richiesta, quella di poter conoscere che cosa contengono gli altri minuti di conversazione non resi noti dai due “comici” russi. E’ stata registrata dagli italiani la conversazione o sono stati presi appunti precisi? Riteniamo che il Parlamento e l’opinione pubblica abbiano il diritto di conoscere tutto il colloquio.
Quanto alle dimissioni del consigliere diplomatico, ci saremmo aspettati che la Presidente del Consiglio desse notizia della lettera che aveva ricevuto e ringraziasse l’ambasciatore Talò per il lavoro svolto, senza tornare sui dettagli dell’episodio. Almeno questo è lo stile che ci attenderemmo da un capo di governo che parla spesso del prestigio dell’Italia e del suo desiderio di innalzarlo. Infangare gli alti funzionari dello Stato non è certo il modo migliore di farlo.
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