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Due diverse questioni di lobby

Lettera da Bruxelles


Le tragiche vicende ucraine in buona parte occultano, soprattutto agli occhi del cittadino, il lavoro delle istituzioni europee. Come sempre, vi sono luci e anche qualche ombra. Una luce, di cui si è giustamente parlato: la proposta di direttiva, attualmente all’esame del Parlamento Europeo, per un caricatore universale per telefoni e altri dispositivi. Un’ombra: il modo nel quale la Commissione sta trattando il possibile oligopolio degli operatori portuali dei container.

La prima, è una di quella battaglie che fanno la gloria popolare dell’Unione Europea, quell’Europa utile che cambia la vita quotidiana del cittadino su un aspetto apparentemente minore ma che in realtà importa a molti. Imporre ai vari produttori di telefoni cellulari, tablet, fotocamere digitali, cuffie, altoparlanti portatili, consolle portatili per videogiochi, caricatori con un’unica presa, è una di quelle battaglie che possono essere portate a compimento solo con l’unione che fa la forza. Ovvero da parte di un blocco istituzionale e da un mercato coeso come quelli europei.


A recepire le nuove norme saranno operatori agguerriti, che da decenni fanno profitti obbligando i clienti a cambiare regolarmente cavetti e caricatori a ogni nuovo acquisto. Il Parlamento ha allargato il campo dell’applicazione della proposta della Commissione, includendo anche auricolari, laptop a bassa potenza, lettori elettronici, orologi intelligenti, e armonizzando anche i sempre più diffusi sistemi di ricarica senza fili.

Non è solo una questione di risparmio per il consumatore, che potrebbe utilizzare un singolo caricatore per numerosi dispositivi, ma anche di lotta contro i rifiuti elettronici: scegliere di adottare una sola porta di ricarica universale, come proposto dalla Commissione, permetterà infatti di ridurre significativamente le circa 12.000 tonnellate di rifiuti elettronici annuali e di riutilizzare più facilmente i vecchi apparecchi.


Dal canto loro, i produttori di smartphone e simili, controbattono che norme più stringenti porteranno solo minore scelta per il consumatore, e hanno proposto da tempo la strada degli accordi volontari per standard comuni, riducendo il numero dei connettori diversi a tre tipi, ma senza fornire alcuna soluzione per i caricabatteria. La definizione degli standard tecnici è una questione di strategia, di autonomia strategica, quasi di supremazia – e difficilmente l’Unione Europea, forte anche del sostegno delle organizzazioni dei consumatori, mollerà la presa. Nel suo scopo principale, l’approvazione della proposta di direttiva è scontata.

Meno visibilità ha ottenuto invece la denuncia che le principali associazioni europee della logistica portuale hanno rivolto alla Commissione per contrastare il consolidamento di un presunto oligopolio da parte di poche compagnie europee armatoriali portacontainer, che continuano a beneficiare di una deroga alle norme sulla concorrenza e di fatto a dettare le loro condizioni agli operatori portuali. A oggi, gli otto maggiori armatori mondiali sono organizzati in tre distinte alleanze (2M, Ocean e The Alliance) e controllano l’80% del mercato mondiale e il 95% di quello tra Europa e Asia. Tra questi, M2 include MSC e il gigante danese Maersk – e danese è anche la Commissaria alla concorrenza.


Il dialogo tra la Commissione e gli operatori portuali è andato avanti negli ultimi anni con consultazioni, incontri serrati, lettere al Commissario Gentiloni perché intervenga facendo valere le ragioni del settore portuale, appelli dalla stessa OCSE a chiudere il regime di esenzione. Tuttavia, la commissaria Vestager ha insistito nel confermare la deroga al settore per le norme della concorrenza.

Seppure in contesti evidentemente diversi, i “pochi e forti” del settore dei container sembrano riuscire far valere i propri interessi meglio dei loro omologhi dell’elettronica, approfittando anche della scarsa visibilità mediatica del settore, della debole percezione della convenienza diretta del consumatore, dell’eccessiva frammentazione delle realtà portuali europee.


Caricatori comuni e container si guardano così allo specchio, in un confronto tra istituzioni e grandi lobby, con esiti diversi.


Niccolò Rinaldi

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