Il 15 ottobre scorso il documento del Consiglio europeo identificava la responsabilità di Hamas nei tragici avvenimenti del 7 ottobre, affermava il diritto di Israele a reagire al brutale attacco subito, ma nello stesso tempo sosteneva la necessità di far pervenire aiuti umanitari alla popolazione di Gaza e ribadiva l’invito a tutte le parti a trovare una soluzione pacifica riaffermando il sostegno europeo alla prospettiva dei due Stati.
La risoluzione presentata dalla Giordania, approvata avant'ieri dall’assemblea delle Nazioni Unite sulla situazione in Medio Oriente, si discosta dalla posizione europea per l’assenza di qualunque riferimento alle azioni di Hamas da cui è scaturito l’attuale conflitto. Nello stesso tempo contiene l’auspicio a una tregua che ovviamente non può non essere condiviso.
Per i Paesi europei che avevano sottoscritto il documento comune del 15 ottobre si è posto il problema di decidere la propria posizione sulla risoluzione giordana. L'esito è stato una frammentazione di posizioni fra i voti favorevoli della Spagna, della Francia e dell'Irlanda, il voto contrario di Austria, Ungheria e Repubblica Ceca; l'astensione di numerosi altri paesi europei fra cui la Germania e l'Italia, oltreché, fuori dall'Unione, la Gran Bretagna, il Canada, il Giappone, l'Australia e molti altri importanti Paesi.
La nostra opinione è che delle tre possibili posizioni, quella dell'astensione fosse la più opportuna, perché accettava l'appello positivo alla tregua e sottolineava la grave situazione umanitaria di Gaza, ma nello stesso tempo evitava di nascondere le responsabilità dell'azione terroristica di inaudita violenza e brutalità di Hamas.
In questo senso diciamo pacatamente ai partiti di opposizione che la loro polemica verso il governo in questo caso è mal posta: per Il Commento politico l’astensione era ed è stata la scelta più opportuna.
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