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Gli interrogativi del caso Almasri

Abbiamo avuto l’impressione, dalla lettura dei giornali, che nella riunione di sabato scorso della direzione nazionale del partito dell’on. Meloni, insieme con la manifestazione di una assoluta compattezza nello scontro contro la magistratura, aleggiasse una certa preoccupazione per il caso Almasri. A una platea, come quella politicamente avvertita, non poteva sfuggire e non è sfuggito che  l’aspra polemica della presidente del Consiglio contro il procuratore capo di Roma Lo Voi, se aveva l’apparente obiettivo della difesa delle prerogative del governo rispetto alle iniziative della magistratura, in realtà  mirava a distogliere l’attenzione dal merito del caso Almasri e a rinviare il momento in cui il governo sarà costretto a presentarsi in Parlamento e dare una precisa ricostruzione dei fatti.

Il problema è che non sembra vi sia un modo in cui il governo possa evitare di rispondere a delle domande imbarazzanti su questo caso. L’Italia è vincolata dalla sua adesione alla Corte Penale Internazionale ad eseguire i mandati d’arresto da essa disposti e comunicati nei modi appropriati agli Stati membri. Questo sembra essere stato fatto e il ministero della Giustizia è stato tempestivamente informato della richiesta di arresto. Poiché il ministero non vi ha altrettanto  tempestivamente dato corso, Almasri è stato liberato e il ministro dell’Interno lo ha prontamente espulso. Se fosse proprio il caso di metterlo su un aereo del governo e riportarlo a casa è una questione rilevante, ma non cruciale. Il punto sostanziale è che quella liberazione dal carcere del torturatore libico e la possibilità del provvedimento di espulsione sono derivati da un comportamento omissivo del ministro della Giustizia. Questo appare come un dato di fatto difficilmente contestabile, cosicché saremmo di fronte o  al venir meno colposo ai doveri del proprio ufficio, oppure a una violazione intenzionale di obblighi che l’Italia ha verso la Corte Penale Internazionale. Nell’un caso non potrebbe non risponderne il ministro, ma nell’altro bisognerebbe stabilire se la scelta sia stata del solo ministro o del governo come tale.

Esistono accordi fra Libia e Italia per trattenere i possibili migranti? Ed è Almasri parte rilevante di questi accordi? È in base a questi accordi che Almasri è stato riportato in tutta fretta a casa? Il governo può sempre accampare ragioni di Stato che mettono in campo decisioni di natura politica: di questo, ad esempio, si è trattato anche nella vicenda della liberazione di Cecilia Sala. Ma la difficoltà per l’on. Meloni è che in questo caso la ragion di Stato esercitata a favore di un personaggio su cui pende un’evidenza terribile appare difficile da giustificare di fronte all’opinione pubblica. E vi è di più, perché in questo caso la ragion di Stato avrebbe determinato la violazione di obblighi giuridici che derivano da un trattato internazionale sottoscritto e ratificato dall’Italia. In altre parole, se il governo è costretto a riconoscere di avere violato obblighi cui è vincolato, invocare la ragion di Stato non è certamente sufficiente, alla luce dei comportamenti spregevoli che quella ragion di Stato ha proceduto a coprire.

Ci sembra che il governo abbia trattato con estrema leggerezza questo problema. Non sappiamo a che livello e, in particolare, ignoriamo se la Presidenza del Consiglio sia stata informata ed abbia preso parte o concorso a scegliere la strada seguita. Certo ora è molto difficile andare in Parlamento e spiegare che cosa è successo circoscrivendo il tutto a delle scelte politiche. Significa spiegare un’omissione da un obbligo previsto in un trattato internazionale e questo è molto  imbarazzante.

Forse ignorare l’avviso del procuratore Lo Voi, trattandolo come un atto dovuto, e mandare subito in Parlamento qualcuno a spiegare lo spiegabile sarebbe stata una scelta più saggia. Sarebbe comunque suonata come una mezza spiegazione ma, con la maggioranza di cui le destre dispongono, poco avrebbe potuto l’opposizione se non protestare, e i toni della polemica forse si sarebbero già abbassati. Invece, la scelta di aprire il fronte con il magistrato Lo Voi, farà sì che, in Italia e in Europa, l’esame delle parole del governo - quando saranno pronunciate nella solennità della sede parlamentare - sarà molto più rigoroso da parte della stampa e dell’opinione pubblica.

Forse nell’assemblea dei Fratelli d’Italia circolava, non detto, il dubbio che i fuochi di artificio contro Lo Voi possano aggravare  il problema, non aggirarlo.



3 febbraio 2025

 

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