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Il punto sul PNRR

In questi ultimi giorni, l’attenzione dell’opinione pubblica e di gran parte della stampa è stata puntata sulla Nota di Aggiornamento del Documento di Economia e Finanza (Nadef) e sulle ormai imminenti elezioni amministrative. Era prevedibile che fosse così, data la rilevanza della Nadef nell’indicare i margini di manovra per la prossima legge di bilancio e considerata l’importanza del voto che impegnerà il 3 ottobre piccoli e grandi comuni.

Si è allentata la tensione sul Piano nazionale di ripresa e di resilienza (PNRR) da parte dei media e forse anche da parte di alcune forze politiche e dei loro leader, che, a volte, paiono avere dimenticato che l’Italia è all’inizio di un lungo cammino di sei anni nel quale scadenze precise sono previste in quello che di fatto è un “contratto” con l’Unione europea (Ue). Il 23 settembre, il Consiglio dei Ministri ha esaminato un documento di 16 pagine, che è in sostanza il primo rapporto di monitoraggio e di stato di attuazione del PNRR. Pochi giorni dopo su un quotidiano economico, su un giornale del Mezzogiorno e sul blog di consueto molto informato in materia di infrastrutture sono usciti dati sui progressi (e sui ritardi) in materia di opere pubbliche a valere sul PNRR; i dati, non smentiti, sono verosimilmente basati su un lavoro interno del Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibile. La mia impressione è che il Governo abbia voluto rendere noti i possibili ritardi proprio per indurre le pubbliche amministrazioni a non perdere di vista l'obiettivo di realizzare tempestivamente il PNRR.

I due documenti sono complementari. Il primo, presentato dal Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e dal Ministro dell’Economia e delle Finanza, illustra, in uno stile terso e con un linguaggio asettico, come sta partendo il PNRR, soprattutto sotto il profilo delle riforme concordate con l’Ue e della loro scansione temporale. Il secondo riguarda lo stato d’attuazione delle opere pubbliche nel vasto, ed importante, comparto delle infrastrutture.

Entro il 31 dicembre 2021, devono essere adottate 27 riforme. Il documento è tacitiano e lapidario: Per quel che riguarda le riforme in scadenza al 31/12/2021, 8, pari al 30% del totale, sono già definite; per le altre 19 è in corso il procedimento di approvazione. Ossia nei prossimi due mesi c’è molta strada da fare non solo a livello di Governo ma soprattutto di Parlamento. Due riforme sarebbero dovute arrivare alle Camere prima delle vacanze estive: quelle relative al fisco e alla concorrenza. Non lo sono ancora. Si tratta di riforme non facili e relative a materie sulle quali ci sono forti divergenze tra le forze politiche che sorreggono il Governo.

Il quadro non è migliore in materia di opere pubbliche. I Commissari straordinari alle grandi opere nominati dal Governo negli ultimi sei mesi lanciano l’allarme: le procedure speciali del PNRR non decollano, non sono stati ancora nominati gli organi che dovrebbero accelerare l’approvazione dei progetti con le corsie veloci del Decreto infrastrutture, i DPCM di nomina dei Commissari non mettono a disposizione risorse e strutture tecniche straordinarie per centrare obiettivi anche essi straordinari. Alcuni Commissari hanno denunciato il pericolo che la pubblica amministrazione non marci compatta sugli obiettivi fissati e che la mancata attuazione delle norme del Decreto Legge “Semplificazioni” rallenti il decollo delle opere loro assegnate. A quattro mesi dal varo del DL “Semplificazioni” e a due mesi dalla conversione in Legge, mancano due organi che sono il riferimento chiave dell’intero impianto normativo, due organi che hanno il compito di approvare in tempi certi i progetti: a) la Commissione bis per la valutazione di impatto ambientale (per cui è stato avviato un bando, ma che doveva essere nominata entro il mese di luglio scorso) e b) il Comitato speciale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici.

Sussurri da Palazzo Chigi indicano che il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Roberto Garofoli starebbe lavorando, con le pertinenti strutture del Ministero dell’Economia e delle Finanze a un Piano per l’attuazione con compiti e obiettivi Ministero per Ministero. Sarebbe un’ottima idea. Anche al fine, se necessario, di concordare con l’Ue, dato che siamo all’inizio dell’attuazione, aggiornamenti al PNRR sul tipo di quelli effettuati periodicamente nei programmi di riassetto strutturale finanziati dal Fondo Monetario e dalla Banca Mondiale, programmi a cui il Next Generation Eu ed i PNRR degli Stati membri, in vario modo si ispirano.


Bagehot

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