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La verità del ministro Giorgetti sul PNRR

Ieri, nel corso di un convegno organizzato della Conferenza delle Regioni, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha detto apertamente che l’Italia non è in condizioni di rispettare la scadenza del 2026 per la spesa dei fondi del PNRR Difficile dire se la  decisione di rendere pubblica questa difficoltà sia concordata con il governo come un ballon d’essai per sondare le reazioni della Commissione Europea, dove evidentemente sono note le difficoltà italiane o  se  si tratti invece di un capitolo dello scontro con il ministro Fitto dopo la sua decisione  di accentrare presso di sé tutta la materia del PNRR che Draghi aveva in parte affidato al Tesoro.  La premessa del ministro: “Mi dicono che sarebbe meglio non dirlo” non è sufficiente a  risolvere il dubbio: potrebbe significare l’una cosa, come l’altra.

Resta la sostanza. È del tutto evidente che le parti della spesa del PNRR che procede rapidamente sono solo quelle che contengono meccanismi automatici, tipo i bonus, e quelle affidate al sistema delle imprese. Tutto quello che riguarda la spesa per opere pubbliche delle amministrazioni centrali come di quelle periferiche è soggetta alle lentezze delle procedure di spesa di questi enti.

Se all’inizio del processo si fosse preso seriamente in esame il termine del 2026 per la spesa dei fondi, sarebbe risultato chiaro che solo una chiara scelta degli obiettivi da realizzare con le risorse del piano e la creazione di un ente apposito, poggiato su un’apposita legislazione, avrebbe reso possibile la progettazione e la realizzazione di una tale ingente mole di opere. Venne scelta la strada della dispersione dei fondi fra le migliaia di stazioni appaltanti esistenti nella pubblica amministrazione ed ora ne possono solo seguire le prevedibili conseguenze.

Naturalmente ha assolutamente ragione il ministro Giorgetti quando, nel prosieguo del suo intervento, ha detto che spendere in fretta non vuol dire spendere bene. Ma è ormai tardi per cambiare strada. Con duecento miliardi di euro si potevano centrare degli obiettivi individuati per tempo. Avendo scelto di disperdere gli interventi a pioggia e con l’ansia di non riuscire a spendere, il PNRR è già diventato un doppione dell’ordinaria e inefficiente spesa pubblica per investimenti.


9 aprile 2024


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