Conciliare l’urgenza di reclutare personale insegnante in numero sofficiente a garantire la riapertura dell’anno scolastico e l’esigenza di una selezione basata sull’accertamento delle competenze e del merito è stato l’oggetto del compromesso trovato dalla ministra Azzolina e dal governo: i supplenti verranno assunti a tempo determinato per l’immediato fabbisogno della riapertura delle scuole; il concorso per prove e titoli è rimandato a tempi successivi.
La ministra Azzolina e il governo si dichiarano soddisfatti. In particolare sembra esserlo la ministra, che aveva molto insistito su una selezione dei docenti basata sul merito.
Vorrei mettere in guardia la ministra sulle trappole che possono celarsi dietro l’argomento, pur fondato, dell’urgenza: trappole vecchie quanto la storia della scuola italiana, che vive di urgenze ad ogni apertura di anno scolastico (certo quella del settembre prossimo è assai più impegnativa a causa del diradamento dei posti alunno e del necessario dilungamento dei tempi scuola per tutti). In realtà dietro l’urgenza dei tempi della scuola si è sempre celato e tuttora, a mio giudizio, si cela l’altro più grave dilemma: viene prima il diritto dei bambini e dei ragazzi a un’educazione che stimoli il pieno sviluppo del potenziale intellettuale, di creatività, di immaginazione e quant’altro, di cui ciascuno in misura varia è dotato, o viene prima il diritto all’occupazione e al mantenimento comechessia del cosiddetto posto fisso del personale impegnato nella scuola?
Sappia la ministra Azzolina che questo è il dilemma, e che la scelta è stata sempre a favore del secondo corno del dilemma. La storia della scuola dalla metà degli anni ’70 in poi è lì a testimoniarlo, con ripetute immissioni in ruolo mediante leggi e leggine, finti corsi abilitanti, mega concorsi mai portati a termine, misure di emergenza di anno in anno sapientemente coltivate. Questo è il rischio che incombe.
E pur tuttavia sappiamo tutti che questa è l’occasione per dare una risposta nuova e diversa che consenta alla scuola nel suo complesso di fare un passo in avanti. Altrimenti, anche se non mancheranno tra i docenti, come si è pur visto in questa pandemia, persone di grande qualità e dedizione al lavoro, saran dolori per tutti. Covid 19 o no, poco importerà.
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