Negli ultimi anni si sente sempre più parlare di Smart Cities, ma cosa significa? La ‘Smart City’ ovvero ‘città intelligente’ può essere definita una azione costante, coordinata e controllata, che crea e riprogetta lo spazio arco-temporale del continuum di una nuova dimensione umana chiamata Era Digitale.
Oggi parliamo di tecnologia, innovazione, transizione, sostenibilità ma tutto questo come si relaziona con il territorio ed il suo tessuto urbano – industriale? I modelli sono diversificati da basi comuni di un linguaggio ancora in definizione, il divenire infrastrutturale cablato mette in discussione antichi equilibri di sistema progettuale di tipo urbanistico-architettonico confrontandosi con nuove dinamiche sperimentali di carattere altamente scientifico con algoritmi che dettano forme funzionali di pianificazione del territorio del tutto vergini.
Quindi, la città ed il territorio, nell’antico dialogo architetturale filantropico, affrontano un argomento da sempre oggetto di studio legato al benessere dell’uomo nell’habitat quotidiano, considerando l’aspetto sociologico un elemento fondamentale da non trascurare. Perciò, il tema della dimensione digitale legato alla città intelligente rivendica con urgenza rimedi che si rendono necessari per limare le distorsioni che evidenziano l’Urbe scompensata nel suo dinamismo genico.
Ed è proprio nel concetto di genetica che bisogna riformulare la città nella sua genesi, osservando con spirito critico – costruttivo La Città nella sua essenza concettuale più pura del termine, restituendo alla Polis il suo Essere in tutti gli ambiti di appartenenza: culturale, sociale, economico, amministrativo, urbano, ambientale e molto di più; riappropriandosi di un antico ritmo armonico dimenticato ma che può essere riconquistato nella nuova Era Digitale e nella ergonomia degli spazi metropolitani generando il benessere collettivo.
Dunque, uno studio sistemico di grandi città, capitali, città metropolitane e piccoli borghi nella pianificazione dei servizi di base, e-governance, uso del suolo e densità urbana, infrastrutture, viabilità e reti efficienti, usi urbani integrati, spazi pubblici, infrastrutture verdi, sistema dei servizi pubblici, e molto altro ancora, diventa indispensabile per i progettisti ed i tecnici.
Pertanto la conoscenza storica del territorio e delle sue vicende diventa essenziale per una pianificazione ottimale della Smart city. La principale focalizzazione sembra essere il ruolo strategico ricoperto dalle infrastrutture tecnologiche per lo sviluppo delle città, ma in realtà molti studi individuano i fattori abilitanti della crescita urbana, intesa come capacità di progresso, con sempre maggiore attenzione per l’ambiente ed il miglioramento dei livelli di istruzione e centralità della risorsa umana, oltre che del capitale sociale e relazionale. La città intelligente ha quindi la finalità di creare una città compatta, connessa, socialmente inclusiva e resiliente, adatta alle esigenze di tutti. Una città che sfrutta il potere della tecnologia, dei dati e dell’innovazione per migliorare la qualità della vita e per coordinare e integrare i settori della gestione urbana da tempo bisognosi di innovazione.
Il concetto di Smart City è quindi un concetto multiforme e poliedrico da adattare nei diversi territori urbani, ad esempio se volessimo prendere in oggetto Roma nella sua estensione territoriale dovremmo iniziare ad analizzare la città nella sua sostenibilità delle cosiddette ‘needs’, in vista di piani progettuali da adottare per un miglioramento delle condizioni ed il raggiungimento dell’equilibrio fra popolazione e territorio. Già a partire dall’800 le espansioni metropolitane hanno condizionato irreversibilmente l’Urbe nel suo aspetto, trasformandola in un contenitore organizzativo – produttivo privo di identità sociale perché affetto da una patologia degenerativa chiamata frenesia.
Oggi nell’era digitale, dove i dati corrono alla velocità della luce, paradossalmente la vita ricomincia a scorrere più lentamente con un ritorno al passato proiettato nel futuro dove il piacere di poter pranzare nella propria casa torna ad essere la normalità grazie ad una nuova modalità lavorativa chiamata ‘Home-based’, ed ecco che la Città Metropolitana modificata in Smart City si riappropria della sua identità e di quella memoria collettiva del processo riorganizzativo e programmatico funzionale all’esistenza materica e fisica della Città stessa, in quanto tale.
Giulia Agrosì
Architetto, specialista nei progetti di grandi opere di infrastrutturazione a livello internazionale, nei Paesi in via di sviluppo e nelle zone di guerra. Con alte competenze nelle realizzazioni di città funzionali ed intelligenti si occupa di assistenza tecnica ai governi nei diversi ambiti.
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