“Il Commento Politico” ha ricevuto la seguente lettera dell’ambasciatore Maurizio Melani a proposito dell’articolo di Giuliano Ferrara sul “Foglio” del 15 agosto e della lettera di La Malfa al direttore del “Foglio” .
La pubblichiamo volentieri insieme a un ulteriore intervento di Giorgio La Malfa.
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I siti nucleari iraniani sono diversi e ben protetti. Colpirne uno, ammesso che un attacco abbia successo, porterebbe l'Iran a superare la soglia della capacità operativa militare nucleare, che finora non ha superato pur essendovi molto vicino grazie al ritiro di Trump dal JCPOA. Inoltre oggi gli arabi del Golfo non si schiererebbero con Israele se fosse lui ad attaccare. Potranno collaborare alla sua difesa da un attacco iraniano, come hanno già fatto, ma non ad un suo attacco preventivo. Lo stesso gli americani che stanno dispiegando nella regione una forte deterrenza militare e un negoziato indiretto (su Gaza) per dissuadere l'Iran da una ritorsione che sia tale da recare danni seri ad Israele ed in particolare alla sua popolazione e produrre una simmetrica reazione israeliana con una spirale che potrebbe andare fuori controllo con conseguenze gravissime per tutti.
Quindi Giorgio La Malfa ha ragione e chi considera giustificabile e fattibile un attacco preventivo no.
Maurizio Melani
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Ringrazio l'ambasciatore Melani per la sua lettera. Come egli scrive, oggi un attacco alle istallazioni nucleari iraniane avrebbe poco senso sia perché la dispersione dei siti nei quali il materiale nucleare potrebbe essere sviluppato lo renderebbe meno efficace, sia perché il diritto a controllare l'eventuale sviluppo dell'arma nucleare da parte dell'Iran deriva dal fatto che questo Paese aderisce al Trattato di Non Proliferazione Nucleare. L'adesione al trattato può essere ritirata con un breve preavviso, dopodiché il Paese in questione non sarebbe più sotto il controllo dell'Agenzia di Vienna e non potrebbe essere sanzionato se sviluppasse un'arma nucleare. Dunque un attacco alle istallazioni nucleari sarebbe sostanzialmente inutile ed anche controproducente Per questo era stato giusto l'accordo fortemente voluto dall'Europa e sostenuto dall'amministrazione democratica americana con l'Iran volto a impegnare quel Paese a non procedere all'arricchimento dell'uranio oltre un certo limite. Come si sa, durante la presidenza Trump gli Stati Uniti si sono ritirati dall'accordo.
Ma Giuliano Ferrara nel suo articolo non parla di un attacco preventivo ai siti nucleari, anche perché egli è probabilmente ben consapevole di quanto scriviamo l'ambasciatore Melani ed io. Ma se non è un attacco ai siti nucleari, che cosa significa un attacco preventivo? A delle istallazioni militari e quali? Un attacco, che avrebbe ovviamente anche vittime civili, servirebbe solo a fomentare una risposta dell'Iran ed anche a diffondere odio e violenza che sono già diffusi a un livello drammatico in Medio Oriente. Sarebbe anche un colpo, come giustamente scrive Melani, contro gli sforzi americani di evitare una drammatica escalation della violenza in Medio Oriente.
Poiché Ferrara non può ignorare queste considerazioni, temo che ciò che ha in mente sia una guerra con l'Iran da parte di un fronte di Paesi che comprende Israele, gli Stati Uniti, e magari i Paesi arabi o alcuni di essi, cosa oggi alquanto dubbia. Credo che sia questa l'idea di fondo del premier israeliano e immagino che egli speri ardentemente che negli Stati Uniti vinca Trump e si apra così la strada all'avventura, magari garantendosi una qualche neutralità di Putin nello scontro con l'Iran in cambio della fine del sostegno occidentale all'Ucraina.
Personalmente penso che siano idee o progetti pericolosissimi, da respingere in modo assoluto. Ma se è questo che Ferrara ha in mente è bene che lo dica apertamente. Quanto all'argomento che l'Iran è un regime teocratico che odia l'Occidente, con cui quindi non è possibile fare alcun accordo, bisogna vedere. Credo che molti pensassero all'inizio degli anni ‘70 che la Cina di Mao odiasse l'Occidente quanto la Russia. Io penso che avessero ragione e penso che tuttora la Cina miri alla supremazia mondiale, ma questo non voleva dire che non si poteva stabilire una tregua e non vuol dire che non sia utile anche oggi cercare rapporti positivi con essa.
Certo non potevo scrivere a commento dell’articolo di Ferrara una lettera lunga come questa nota. Ma la risposta del direttore del Foglio e questa lettera dell’ambasciatore Melani mi consentono di tornare più ampiamente sul tema. Ovviamente sarei felice di approfondire ulteriormente la questione con lo stesso Ferrara.
Giorgio La Malfa
19 agosto 2024
Attaccare l'Iran , a me pare pericoloso, come la vittoria di Trump. Immaginarsi, poi, la neutralità di Putin è altra storia, visto che fatica con l'Ucraina.
La cosa necessaria, invece, è dare sempre più armi letali agli ucraini per sconfiggere e ridimensionare Mosca, che è un bluff militare.
La fine di Mosca, il suo ridimensionamento, fermerà anche l'Iran. I due paesi sono alleati e la fine della Rossiya, porterà nel medio oriente vantaggi per tutti