Se tutti i maggiori partiti italiani si trovano ad esprimere posizioni sostanzialmente identiche su alcuni dei maggiori problemi interni e internazionali del momento, forse essi dovrebbero prendere in attento esame l’ipotesi di formare una bella maggioranza o addirittura un governo di unità nazionale: si risparmierebbero inutili contrapposizioni e l’esecutivo potrebbe concentrarsi davvero sulla realizzazione del (comune) programma.
Ci limitiamo ai casi più recenti. Due settimane fa i rappresentanti di Fratelli d’Italia, della Lega, del PD e dei 5 Stelle hanno votato insieme al Parlamento Europeo contro il nuovo Patto di stabilità che il governo italiano aveva concorso a elaborare e che il PD aveva più volte definito necessario: un segno – aveva amaramente notato il Commissario Gentiloni – di unità nazionale.
Adesso, a due settimane di distanza, si sono ritrovati tutti a prendere compattamente le distanze dalle parole del Presidente francese Macron e ad assicurare gli italiani (ma anche i russi) che in nessun caso manderanno i soldati italiani a combattere l’invasione russa dell’Ucraina. Non uno di loro che si sia domandato se le dichiarazioni di Macron non fossero un messaggio necessario per scoraggiare Putin da mosse ulteriori sul terreno che potrebbero costringere davvero la NATO a rispondere non solo con le armi date agli ucraini, ma con i soldati dell’Alleanza. Nessuno si è chiesto se le loro tassative dichiarazioni, a cominciare da quelle del ministro della Difesa Crosetto, non rischino di incoraggiare Putin a spingere in avanti la sua offensiva, sapendo che i Paesi europei non intendono indicare una linea rossa da non superare da parte di Putin.
Dunque posizioni identiche in politica economica e in politica estera.
Naturalmente, in privato, gli esponenti delle due maggiori forze politiche spiegherebbero che essi sono costretti a prendere certe posizioni a causa della concorrenza dei loro rispettivi alleati, La Lega e i 5 Stelle, che fanno parte dell’uno o dell’altro schieramento, ma sono competitivi rispetto al partner principale. E siccome i due partiti, che non a caso collaborarono insieme al governo nella scorsa legislatura, la pensano allo stesso modo sull’economia come sulla politica estera, i due partiti maggiori sono costretti a dire quello che dicono, anche se forse non è la loro vera ed intima convinzione. Va a sapere! Il fatto è che ci sono elezioni in vista e, poiché in ciascuno dei due schieramenti vi sono coloro che sono pronti a denunciare i cedimenti all’Europa, così riguardo al Patto di stabilità come nel caso del decisionismo di Macron in Ucraina, i due principali partiti, quello dell’on Meloni e quello dell’on. Schlein, si precipitano a coprirsi. Ma si coprono o si scoprono? Forse, se stessero insieme nel governo, la Meloni e la Schlein potrebbero farsi, insieme, coraggio contro i rispettivi alleati che oggi invece dettano loro lo spartito.
Naturalmente, la nostra modesta proposta è paradossale. Però un paradossale, nuovo governo di unità nazionale, avrebbe il vantaggio di far venir meno molti equivoci: il principale dei quali è che questi partiti credano a qualcosa e siano disposti anche a perdere voti pur di difendere e far valere le proprie idee.
Ma forse, invece, l’incontro nasce da una vecchia tentazione di larga parte delle forze politiche italiane di chiamarsi fuori dai conflitti fra nord e sud, fra est e ovest, per essere pienamente irresponsabili.
06/05/2024
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