Pubblichiamo questa lettera di Maurizio Troiani a Ottaviano Del Turco:
Carissimo Ottaviano,
qualche giorno fa vengo a conoscenza della raccolta firme per richiedere che venga tolto di nuovo a Formigoni e a te il trattamento pensionistico maturato con l’esperienza parlamentare e lo sdegno che ho provato per questa ennesima dimostrazione giustizialista mi ha portato non solo ad iscrivermi alla pagina facebook “Ottaviano Del Turco innocente” ma anche a indirizzarti questa lettera aperta, ringraziando gli amici della redazione de Il Commento Politico per la pubblicazione.
Ho avuto così l’opportunità di approfondire questioni che già conoscevo a grandi linee – e lo sdegno è aumentato – ma anche diseppellire ricordi che giacevano inerti nella mia mente.
Ben 45 anni or sono ho infatti avuto il piacere di conoscerti e di condividere un comune impegno sindacale, quando - fresco di studi e vari mesi di formazione presso le più importanti sedi sindacali nazionali e qualche stage all’estero – varcai i cancelli della sede nazionale della FLM di Corso Trieste a Roma, la punta più avanzata e unitaria del movimento sindacale, protagonista delle lotte operaie dell’autunno caldo.
Il salto per il sottoscritto era davvero notevole, ma pur seguendo due aree di lavoro diverse - tu Vice Segretario Aggiunto dei metalmeccanici CGIL e responsabile della siderurgia, io inesperto giovane funzionario dell’Ufficio Stampa – erano soventi i momenti di incontro.
Nacque così una certa simpatia, favorita non solo dalla passione per la stessa squadra di calcio, ma dal tuo essere un riformista in mezzo a tanti dirigenti massimalisti di varia estrazione politica; dalla tua “non simpatia” verso l’ondata craxiana che cominciava ad imperversare nel PSI; dal tuo coltivare vari interessi sia artistici (la pittura in cui ti dilettavi da tempo) sia mondani (mi hai fatto conoscere Giorgio Armani e le sue giacche destrutturate).
Avevi iniziato dal basso la carriera sindacale, dopo aver conseguito nelle scuole serali la licenza media inferiore a Collelongo, sperduto paese abruzzese d’origine e stavi raggiungendo meritatamente il vertice.
Ricordo l’autorevolezza con la quale hai gestito un momento particolarmente delicato della manifestazione del 2 dicembre 1977 a Piazza San Giovanni dove confluirono centinaia di migliaia di metalmeccanici da tutta Italia per chiedere il rinnovo del CCNL ed una diversa politica del Governo, la manifestazione per la quale Forattini su La Repubblica ritrasse un Berlinguer molto borghese, in giacca da camera su una poltrona a leggere, sotto il ritratto di Marx, l’Unità mentre sorseggia una tazza di the, con gli slogan dei cortei dei metalmeccanici che arrivavano dalla finestra.
In quella manifestazione mi era stato affidato il servizio d’ordine sul palco e tu - non appena un centinaio di militanti del cosiddetto Movimento in mezzo alla piazza cominciarono a brandire le tre dita nel segno della famigerata P38 e urlando slogan di contestazione e dileggio del sindacato - ordinasti subito al microfono, in una piazza improvvisamente silenziosa, agli operai siderurgici di Pozzuoli di indossare il caschetto giallo e fare quello che si era progettato.
All’improvviso comparvero intorno a quel centinaio di sventurati del Movimento, qualche centinaio di caschetti gialli che cominciarono a circondarli e a stringerli sino a che non si vide più nessuna mano brandire il segno della P38 e a non sentire più nessuna voce di dileggio e contestazione al sindacato, mentre l’intera piazza esplose in un applauso interminabile. Non ho mai capito dove fossero finiti quelli del Movimento.
Ti ricordo presidiare, con noi giovani funzionari, la sede FLM di Corso Trieste, la notte dell’assassinio di Aldo Moro, perché erano ricorrenti le voci di un possibile colpo di Stato, come ti ricordo con una maschera di dolore al volto alla notizia dell’assassinio del delegato sindacale Guido Rossa a Genova da parte delle BR ma anche farmi le condoglianze in occasione della scomparsa di Ugo La Malfa dicendomi, ancora lo ricordo, “un grande funerale per un grande uomo”. Conservo gelosamente una copia del CCCNL Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro dei metalmeccanici del 1979, dove nella delegazione sindacale compaiono, tra gli altri, il tuo nome insieme al mio.
Eri stato molto tiepido con l’esasperazione della “vertenza FIAT” del 1980 - dove Berlinguer davanti ai cancelli di Mirafiori assicurò l’appoggio del PCI in caso di occupazione della fabbrica – i cui esiti con la marcia dei 40.000 quadri e cittadini torinesi decretarono l’avvio del declino del sindacato massimalista.
Poi le nostre strade si divisero: tu diventasti il Segretario Generale Aggiunto CGIL accanto a Luciano Lama, io dopo qualche anno in UIL approdai alla CNA dove ebbi la fortuna di rincontrarti quando, come Ministro delle Finanze del Governo Amato, partecipasti ad una iniziativa della mia Confederazione su tematiche fiscali.
Dopo l’esperienza in CGIL, tu approdasti al Senato prima e alla Camera dei Deputati poi e quindi al Parlamento Europeo, occupando posti di grande responsabilità come la Presidenza della Commissione Antimafia e la Vice Presidenza della Commissione Esteri a Roma e la Presidenza della Commissione Affari Sociali a Strasburgo.
Non posso peraltro dimenticare quando nel 1987, al Congresso di Rimini del PSI, intervenisti con pochi altri a denunciare il livello di corruzione nel tuo partito, un intervento davvero coraggioso dato il momento e il potere dei craxiani, anticipando di qualche anno “mani pulite” che spazzò via il PSI, nonostante i generosi tentativi tuoi e di Giorgio Benvenuto alla segreteria del vecchio e nobile Partito Socialista.
Ricordo quella terribile giornata del 14 luglio 2008 quando, tornando a casa, mia moglie mi informò del tuo arresto, lasciandomi letteralmente sbigottito, ma conosciute le accuse ebbi subito la convinzione che non potevi essere colpevole, tanto erano lontane quelle accuse dal vero Ottaviano che conoscevo.
Nel luglio 2013 sei stato condannato a 9 anni e 6 mesi di reclusione per associazione a delinquere, corruzione, concussione, tentata concussione e falso. Nel novembre 2015 un altro grado di giudizio ha ridotto la pena a 4 anni e 2 mesi di reclusione, riconoscendo solo i reati di associazione a delinquere ed induzione indebita, una nuova fattispecie di reato introdotta dalla Legge Severino nel 2012, oltre quattro anni dopo il tuo arresto.
Nel dicembre 2016 la Cassazione ha annullato il reato di associazione a delinquere e confermata l’induzione indebita. Nel settembre 2017 la pena ti viene ridotta a 3 anni e 11 mesi di reclusione e confermata dalla Cassazione nel 2018.
Quanti avranno la bontà di leggere questa mia lettera, carissimo Ottaviano, potranno consultare le ricostruzioni delle tue vicende giudiziarie fatte dal tuo avvocato Gian Domenico Caiazza ma anche quanto scritto da Giuliano Cazzola e da Piero Sansonetti:
In buona sostanza, dopo aver riconosciute inesistenti la gran parte delle accuse sei stato condannato per aver indotto qualcuno a corromperti, hai indotto cioè colui che – secondo la ratio della condanna – ti ha pagato circa 800.000 euro e non gli oltre 5 milioni originari, mai peraltro rinvenuti, per avergli cancellato la convenzione d’oro e fatto pagare penali milionarie per prestazioni sanitarie non conformi.
Insomma, per i giudici, qualcuno ti ha pagato per avergli tolto la gallina dalle uova d’oro e restituito alla Regione Abruzzo che stavi dirigendo come Presidente una sanità pulita.
Fra poco si celebrerà la revisione del processo, richiesta ed ottenuta dalla tua difesa e sono certo che la dignità e l’innocenza ti saranno finalmente restituite.
Ma siccome il vento giustizialista e forcaiolo ha invaso ormai ogni ambito anche quelli istituzionali, in base ad un provvedimento firmato dagli allora Presidenti del Senato Grasso e della Camera Boldrini ti è anche stata tolta la pensione di parlamentare ammontante, secondo quanto pubblicato, a 3.500 mensile, rimanendoti la pensione maturata come sindacalista a 1700 euro: il tutto facendo gridare al giornale portavoce dei giustizialisti che non sei un indigente. Una vergogna nella vergogna.
Mi sembra che – per quanto lontane siano le mie conoscenze in materia di procedura e diritto penale – non si può essere condannati per leggi successive alla data del reato contestato, come successo con la Legge Severino, né ritengo il provvedimento Grasso-Boldrini congruo e giusto rispetto al fatto che la pensione si matura sulla base di contributi versati e che non può valere retroattivamente un provvedimento di ritiro che calpesta il principio dei diritti acquisiti.
Bene quindi ha fatto l’Ufficio di Presidenza del Senato e l’apposita Commissione Contenziosa a ripristinarti il trattamento pensionistico cui hai diritto.
Sai bene Ottaviano che in Italia, purtroppo, la morale è a doppia velocità e valore: impetuosa e drastica quando riguarda gli altri e soprattutto gli avversari politici, debole se non ferma quando riguarda gli amici se non se stessi. E ciò, purtroppo, non vale solo per certa classe politica.
Purtroppo, carissimo Ottaviano, sei ormai ridotto in stato vegetale: al tumore, all’Alzheimer all’ultimo stadio, al Parkinson che ti affliggono da tempo e ti hanno compromesso le capacità cognitive, si sono aggiunti gli umilianti impedimenti per lo svolgimento autonomo delle basilari funzioni corporali.
Cito quanto sopra di sfuggita per il rispetto che si deve a tutti coloro che sono in tale stato estremo di salute ma anche perché i tuoi diritti devono essere comunque rispettati al di là della “pìetas”.
Ciò ti impedisce, semmai ti fosse arrivato, di leggere e comprendere questo mio doveroso ed affettuoso messaggio di solidarietà che al tempo stesso intende essere un’accusa al perdurante giustizialismo di parte e rimessa in discussione dello stesso Stato di Diritto, quel Diritto introdotto nelle democrazie liberali per limitare il potere assoluto del Principe e tutelare i più deboli e che dovrebbe configurare una vera e propria Civiltà Giuridica.
Non voglio citarti, per non fare pubblicità gratuita, certe perduranti performances dal fronte degli improbabili Torquemada che più vedono assottigliare il consenso, più cercano di ricorrere al consunto strumentario giustizialista. È proprio vero quanto affermato da Claudio Martelli: “Peggio dei giudici politicizzati, sono i politici che si ergono a giudici”.
Ma tanti anni di giustizialismo e di campagne d’odio montate spesso sul nulla si sono purtroppo inoculate anche nella coscienza della gente comune che spesso emette sentenze inappellabili senza aver cognizione dei principi basilari dello Stato di Diritto, né tanto meno conosce le vicende personali dei soggetti coinvolti.
Non sanno costoro che il calpestare i principi fondamentali dello Stato di Diritto potrà colpire anche loro e come il Robespierre del Terrore finì giustiziato alla stessa ghigliottina dove aveva condannato tanti innocenti, anche molte “tricoteuses” che assistevano sferruzzando alle esecuzioni finirono sulla ghigliottina.
Oltre al Piano di Ricostruzione e Resilienza Economica, il nostro Paese dovrà approntare anche un Piano di Ricostruzione e Resilienza contro certo giustizialismo forcaiolo.
Con tale speranza, carissimo Ottaviano, ti abbraccio forte.
Maurizio Troiani
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